La fiducia nella persona e la lieve
ebbrezza mi portò a confidare a Pino la mia relazione con Carla. Era la prima
persona che ne venne a conoscenza. I miei vecchi amici di scuola che mi
portarono al Venezuelas non sapevano altro che di un mio incontrò nel privè del
locale con una biondina da brivido. Credo che non sarebbero nemmeno capaci di
riconoscerla fuori dalle vesti di Miss Downey. Né loro né altri. E questo mi
rassicurava.
“Situazione complicata.” Disse alla
conoscenza dei duplici lavori della mia donna.
“Già, ma se solo saprei spiegarti
quello che c’è fra di noi…sai, oggi le ho scritto una poesia, non avrei mai
creduto di essere capace di mettere assieme più di due parole, poi tutto d’un
getto lo scritta, per certi versi ne sono fiero. Poi penso che sia solo merito
suo. Io non ero altro che la mano scrivente. Lei, la musa.”
“Auguri, ma state attenti.”
aggiunse stringato. Se aveva del disappunto non lo fece notare. Comportamento
frutto probabilmente dell’istruzione militare che acquisì in Israele: non porre
mai domande.
D’altra parte Israele è
un paese in guerra con metà mondo. Oltre che con se stessa.
Ignoravo ancora che nel giro di due
giorni due persone diverse, che non si conoscevano, e nulla avevano in comune, ci
mettessero in guardia sull’amore che provavamo e su un viaggio affettivo in
bilico su un filo sottile che io e Carla stavamo intraprendendo.
Io e Pino ci salutammo con la
solita illusoria promessa che bisognava trovare più occasioni per quei
incontri. Visto che, ammesso ci fossimo nuovamente incontrati sulla stessa nave
da crociera, il suo ruolo impediva che si avvicinasse nemmeno lontanamente ad
un bicchiere che non fosse di acqua.
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