mercoledì 5 dicembre 2012

parte 12.2



La fiducia nella persona e la lieve ebbrezza mi portò a confidare a Pino la mia relazione con Carla. Era la prima persona che ne venne a conoscenza. I miei vecchi amici di scuola che mi portarono al Venezuelas non sapevano altro che di un mio incontrò nel privè del locale con una biondina da brivido. Credo che non sarebbero nemmeno capaci di riconoscerla fuori dalle vesti di Miss Downey. Né loro né altri. E questo mi rassicurava.
“Situazione complicata.” Disse alla conoscenza dei duplici lavori della mia donna.
“Già, ma se solo saprei spiegarti quello che c’è fra di noi…sai, oggi le ho scritto una poesia, non avrei mai creduto di essere capace di mettere assieme più di due parole, poi tutto d’un getto lo scritta, per certi versi ne sono fiero. Poi penso che sia solo merito suo. Io non ero altro che la mano scrivente. Lei, la musa.”
“Auguri, ma state attenti.” aggiunse stringato. Se aveva del disappunto non lo fece notare. Comportamento frutto probabilmente dell’istruzione militare che acquisì in Israele: non porre mai  domande.
D’altra parte Israele è un paese in guerra con metà mondo. Oltre che con se stessa.
Ignoravo ancora che nel giro di due giorni due persone diverse, che non si conoscevano, e nulla avevano in comune, ci mettessero in guardia sull’amore che provavamo e su un viaggio affettivo in bilico su un filo sottile che io e Carla stavamo intraprendendo.
Io e Pino ci salutammo con la solita illusoria promessa che bisognava trovare più occasioni per quei incontri. Visto che, ammesso ci fossimo nuovamente incontrati sulla stessa nave da crociera, il suo ruolo impediva che si avvicinasse nemmeno lontanamente ad un bicchiere che non fosse di acqua.

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