Uscito mi diressi nuovamente verso
una meta sconosciuta non ancora stanco di scrutare sguardi e di capire, o
perlomeno giocare a capire, l’essenza delle persone. Ad un certo punto un
languore mi portò verso un buffet del centro. Dal quale usciva un odorino di
quello che era il piatto tipico, cioè carne di maiale bollita con tanti aromi e
tanto sale.
Il mio stomaco decise per me: presi un piatto della specialità della casa
con un contorno di crauti acidi e patate al tegame con cipolla e pancetta.
Accompagnai il tutto con una birra tedesca da mezzo. L’orologio asseriva che
mancava ancora parecchio tempo all’apertura del night e finita la cena ingannai
il tempo leggendo un giornale.
Fui l’ultimo a pagare ed a
andarmene dal buffet. Guardai nuovamente l’orologio nella speranza di un responso
migliore, ma nuovamente sentenziò che era presto. Decisi che dovevo cambiarlo,
non doveva funzionare. O era tardi o era presto, mai una volta che l’ora fosse
giusta. Giusta per me.
Se non erro, un tale dai capelli scompigliati disse che il tempo è
relativo.
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