giovedì 20 dicembre 2012

parte 15.2



Rimasi silenzioso. Continuavo a non capire cosa stesse succedendo.
“ Gio’ io ti amo, e questo è un sentimento che non mi posso permettere di avere.”
“ Ci sei andata a letto?”
“ Cambia qualcosa?”
“ Certo che cambia, mi è già difficile pensare che lo fai per lavoro… ora anche per divertimento proprio no!”
“ Non ci sono andata a letto e non ci ho fatto sesso, ci ho solo parlato, è uno carino sai… lavora in banca…”
“ Interessante teoria. E’ carino in quanto lavora in banca? C’entrano sempre i soldi per te, vero? Mi verrebbe da dire che per te con i soldi c’entra tutto!”
Presi un bel ceffone. Solitamente la verità fa male a chi la sente, ora anche a chi l’ha detta.
Mi guardò un attimo, non riuscivo a capire se mi odiava in quel momento o che.
Passarono alcuni minuti in silenzio, un po’ ci guardavamo, un po’ gli sguardi si perdevano oltre i muri verso orizzonti improbabili. Lei mi si avvicinò e con voce pacata e risoluta mi disse che mi avrebbe lasciato. Disse che l’avrebbe già dovuto fare.
Accusai il colpo, feci per andarmene, lei mi fermò prendendomi saldamente la mano, poi mi baciò.
E non fu un bacio e basta, continuò a farlo.  Nonostante una mia iniziale riluttanza, mi continuò a baciare, senza darmi diritto di decisione, senza darmi respiro. Comandava lei. Io non sapevo come ribellarmi, o forse sapevo ma sicuramente non volevo.
I baci sono l’essenza dell’amore. E sono sinceri in quanto privi di parole.
Le parole che sono spesso fuorvianti, a volte partono dalla pancia, altre dalla testa.I baci partono dal cuore. Gli abbracci dall’anima. E lei mi teneva stretto fra le sue braccia.
Ed io, bisognoso di cure come un ammalato terminale, la lasciavo fare.
Ero alla sua mercè.
Chi è alla mercè di chi.
Mi disse che era uno strazio solo pensare di lasciarmi andare.

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