I vestiti lasciarono spazio alle
nostre carnagioni, ambedue ambrate: la sua tanto uniforme quanto innaturale e
la mia, che teneva vaghi ricordi del sole tropicale.
Eravamo follemente presi una
dall’altro. Le nostre essenze si mischiarono divenendo un corpo ed un anima
sola. Passione e dedizione ci condussero in un universo parallelo, in un posto dove
non esiste il male.
E ben che meno i magnacci.
Pensai che avrei comprato casa
volentieri in quel posto. Indifferentemente quanto costasse e se per pagarlo
avrei dovuto vendere l’anima, al diavolo. O a chi per lui: ne valeva assolutamente
la pena.
Sarà che il tempo è fottutamente
relativo, ma come le cose cambiano nel
giro di pochi attimi non lo capirò mai: lei accese una sigaretta, non lo faceva
mai, almeno non in mia presenza, sapeva che odiavo le sigarette, mi guardò con occhi distaccati e freddamente
disse: “Gio’, prendiamoci un po’ di tempo.”
Anche l’altro universo mi cadde addosso.
Non esistono posti in cui al
male sia negato l’accesso.
Non dissi nulla, mi misi i vestiti
tra le nuvole grigie delle sue stramaledette sigarette sottili (e piene di
merda). Uscendo, appoggiai sulla mensola dell’ingresso 50 euro, asserendo che
erano più che ottimi ed abbondati per le sue scarse e scadenti prestazioni. Non
volevo darle diritto di replica, non la guardai nemmeno, chiusi la porta con
finta cortesia. Scesi per delle scale grigie, di vani grigi, di un condominio
grigio.
Non mi ero mai accorto di quanto il grigio fosse vuoto e grigio era tutto quello che mi circondava.

Viali senza alberi e gradinate senza scalini,
albe senza luce e tramonti senza sole;
negozi pieni di cose vuote e commesse colorate dall'anima grigia.
Amari ricordi del dolce sorriso di una bocca di rosa mai stata mia.

Viali senza alberi e gradinate senza scalini,
albe senza luce e tramonti senza sole;
negozi pieni di cose vuote e commesse colorate dall'anima grigia.
Amari ricordi del dolce sorriso di una bocca di rosa mai stata mia.
Per un bel po’ tutto quello che mi circondava
diventò asettico. Ero in uno stato di anestesia che, in quel frangente di
disperazione, serviva a creare alibi emozionali.
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