Carla tornò a casa, più o meno alla
solita ora. Mi trovò sul divano.
“Ciao. Che fai sveglio?”
“ Ti aspettavo…”
“Mmm… vuoi subito la ricompensa?”
“ Carla, non prendermi per il
culo.”
“ Che stai dicendo?”
“ Dico che stanotte le stavo per
prendere e tu nemmeno c’eri”
“ No ti seguo… cosa stai
blaterando… calmati.”
“ Sono calmo! O forse no. No…non lo
sono. Ma questo non cambia. Non cambia il fatto che stanotte ero al
Venezuelos e la nera mi ha detto che non
c’eri e di andarmene! Ed uno che lavora lì mi avrebbe voluto prendere a pugni …”
“ No Nou..”
“ Che hai detto?”
“ Ho detto No Nou, il nome di quella
che tu chiami nera. Cazzo, lei ha un nome, non chiamarla nera!”
“ Cazzo lo dico io… tu al massimo
li prendi…”

Cercai di calmarmi.
“ Dov’eri? Dimmi dov’eri per
piacere.”
Ci furono alcuni attimi di
silenzio. La domanda che feci con tono pacato necessitava di una risposta
sincera.
“ Non ti appartengo Giovanni…”
Se mai il peso del mondo fosse
misurabile e quantificabile, sono certo di averlo sentito tutto tutto addosso.
Lei continuò:
“Non ti devo giustificazioni perché
non ti appartengo.”
Prese un fazzoletto di carta dalla
borsetta e si asciugò una lacrima cristallina che scendeva dall’occhio
sinistro.
“ Non posso appartenere a nessuno
Giovanni, non posso appartenere a nessun altro, perché sono già di proprietà di
qualcuno… appartengo a tre albanesi…”
Altre lacrime scesero dal suo viso.
“ Che stai cercando di dire? Che
scuse stai trovando?”
“ Dico che non mi lasceranno
andare. Mai.”
Fece una pausa.
“ Sono la loro gallina dalle uova
d’oro. Non possono lasciarmi andare via, non possono lasciare che mi innamori
di qualcuno…”
Un’altra pausa.
“ Quella è brutta gente, sarà
meglio che tu mi stia lontano.”
“Non capisco cosa c’entri tutto ciò
con il fatto che non so dov’eri questa notte.”
“ Ero con un altro uomo Gio’”
Il mondo nuovamente si fece sentire.
Nessun commento:
Posta un commento