mercoledì 19 dicembre 2012

parte 14.3



Appena entrai al Venezuelos mi accorsi come di essere sorvegliato, un mormorio tra alcuni buttafuori avrei giurato che fossero riconducibili a me. Feci finta di niente, anche perché niente altro potevo fare. Mi sedetti su un divanetto in disparte ma non troppo. Dovevo comunque essere scelto da Carla. Dopo una breve esibizione di alcuni giocolieri tipici da moda circense prese posto al centro del locale l’esibizione di quella che già definii la venere nera. Oggi vestita da crocerossina. Il vestitino bianco, che lentamente stava togliendo, perfettamente contrastava la sua pelle nera. Lei mi si avvicinò, e nonostante un mio tentativo di diniego, mi prese con se. Pensai subito che così sarebbe stato quantomeno improbabile essere poi scelto anche da Carla. Mi strinse al suo seno parzialmente schiarito da un pizzo bianco, così facendo si avvicinò al mio orecchio.
“ Vattene subito.”
Rimasi di stucco per quelle parole inaspettate e senza un senso apparente. Poi conscio che già mi tenevano d’occhio cercai di far finta di niente. Stetti al gioco instaurato. L’aiutai  a togliere le sue candide vesti per lasciar posto alla sua pelle, che, nera come il peccato, si prendeva gioco e vincita da ciò che convenzionalmente appare come puro e immacolato: il bianco. Come il male contro il bene. O solamente i desideri reconditi che, in quel posto ai confini della civiltà, trionfano contro un ipocrita perbenismo.
“ Che ci fai qui? Carla non c’è.”
Un altro fulmine a ciel sereno. Mi chiesi quante cose ancora sapeva la venere nera.
“ Vattene!“ Ribadì lapidaria, come se non fosse certa che il suo messaggio mi fosse arrivato preciso.

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