Ordinai non so nemmeno io cosa.
Comunque era forte e la bevvi quasi tutto d’un fiato. Guardavo il palco,
cercando di far finta di niente. Fu il turno di quella che la volta prima era
una poliziotta “cattivona”. Oggi vestita in stile anni settanta, mi sembrava la
caricatura dei cugini di campagna. Prese con se la stessa donna dell’altra
volta. Strane le cose della vita pensai, non ero il solo che si fosse
innamorato di una puttana.
Era il momento buono per andarsene
senza farsi notare, le due signore al centro della scena attiravano
l’attenzione di tutti, buttafuori compresi.
Uscendo dal locale, subito fuori in
strada, un tipo basso e tarchiato mi dette una spinta che mi fece quasi cadere
a terra. Al posto delle scuse trovai parole minacciose.
“Stai attento cretino d’un ubriacone.
Cerca di andartene subito e di non tornare se non vuoi che ti faccio
irriconoscibile anche da tua madre”
“ Me ne vado. Ok.”
“ Ancora… insisti… corri o ti
prendo e ti appendo per le palle al macello… là è pieno di vacche… ci staresti
bene, vero?”
Accolsi il suggerimento. E la
sottigliezza del messaggio. Non era il momento adatto per verificare l’attendibilità
delle sue provocazioni.
Feci alcuni giri a vuoto cercando
di capire se mi seguisse qualcuno. Dopo essermi sincerato di essere da solo
andai a casa. A casa di Carla. Volevo spiegazioni. Volevo e dovevo capire. Sapevo
che alla fine volevo solo lei. Per la prima volta ebbi paura di perdere
qualcosa a cui tenevo.
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