Il campanello di casa suonò due
volte.
Solo
il male imperterrito risorge ovunque.
Carla si chiese chi avrebbe potuto
essere.
Si diede una sistemata veloce ai
capelli e chiuse la zip della giacca della tuta di ciniglia che indossava.
Si avvicino alla porta e chiese chi
è.
Rispose una voce roca: “fiori”.
Guardò fuori attraverso lo
spioncino della porta. Vide solamente un sterminato mazzo di rose rosse.
Aprì la porta a quella che sembrava
una promessa d’amore.
Ma dietro ai fiori un sorriso già
conosciuto, uno di quelli che non puoi dimenticare, uno di quelli che ti fa accapponare
la pelle.
“Buongiorno principessa”.
Era Almir.
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