Carla era appena tornata a casa
dall’ospedale, fisicamente era provata ma stava meglio, psicologicamente si
sentiva un relitto dimenticato in fondo al mare: aveva perso il suo bambino,
aveva perso Giovanni ed aveva appena perso la sua migliore amica.
No Nou, la venere nera del
Venezuelas, andata a trovarla in ospedale il giorno prima, le raccontò della
tragica morte di Natasha. Della quale non credeva nemmeno un po’ alle
motivazioni dedotte dalla polizia sull’omicidio. Avevano parlato di uno
rapporto sessuale o di uno stupro finito male. Natasha fu trovata mezza nuda, legata
e con un sacchetto di nylon chiuso sulla sua testa: morta per asfissia.
“Idioti” Esclamò parlando con la
tazza di tè che si era appena preparata.
“Come al solito non capiscono un
cazzo!” Continuò mescolando un cucchiaino di miele di acacia.
“Non è possibile, Natasha sapeva
sempre bene chi aveva diffronte, e non si sarebbe mai fatta legare da uno
sconosciuto… è tutta una montatura…”.
“Il club nasconde qualcosa e
Natasha ne era partecipe, ne sono certa…”
Continuò il suo monologo diretto al
mondo. O solamente alla tazza di tè: perché il mondo come finora l’aveva finora
conosciuto era finito. Definitivamente.
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