Dirigendomi verso casa di Carla mi
chiedevo perché lo facevo, forse glielo dovevo? Fra noi era tutto finito, ma in
fondo le volevo bene ancora, ci siamo amati, non potevo rinnegare ciò che avevo
provato e quindi non potevo far finire tutto nella totale indifferenza.
Eravamo stati l’uno la metà uno
dell’altra. Mi piaceva questa definizione, e la sentivo quanto mai vera e mia.
Cerchiamo
la nostra metà anche per tutta la vita, è la meta del nostro viaggio sulla
terra.
Non sono un credente nel senso
strettamente religioso, ma credo nello spirito, magari strettamente legato al
fisico, in ognuno di noi c’è una spiritualità, che poi ognuno gli dà il nome
che preferisce. Secondo me, la metà che cerchiamo non è un qualsiasi partner, o
moglie, o amante è proprio la meta che ci manca, la parte che ci completa. E’
come se alla nascita qualcosa di noi si fosse scissa e finita chissà dove. Noi
la cerchiamo, la dobbiamo trovare, ma deve essere quella, non una qualsiasi.
Come due pezzi di un puzzle.
Altrimenti non saremo mai completi.
Né contenti.
Io l’avevo trovata e poi perduta.
Porcaccia
la miseriaccia…
Stavo per attraversare la strada
senza guardare, distratto dai miei pensieri pseudo-neuro-psico-filosofici che un autobus mi
sfiorò il naso di pochi centimetri. Forse anche qualche cosina di meno: dovevo
smetterla di farmi pippe mentali! E dovevo svegliarmi! Cazzo!