Alle tredici avevo un impegno già
preso da alcuni giorni per un pranzo frugale con un amico, Pino Della Terra.
Pino l’ho conosciuto a bordo della
prima nave da crociera su cui sono stato imbarcato. Diventammo subito amici, merito
o causa dell’appartenenza che avevamo in comune: la stessa città natale. Era
figlio di madre israeliana e padre triestino di origine ebrea. Lui era alto e
di corporatura robusta, capelli castani e occhi chiari di ghiaccio, probabilmente discendeva da qualche
famiglia di origine tedesca o polacca. Quando era a Trieste in congedo dava una
mano al negozio di antichità del fratello, situato nel centro storico della
città. A bordo della nave, invece, si occupava di security. Sapevo che per un
certo periodo Pino aveva vissuto in Israele e che lì aveva fatto il servizio militare.

Pino vestiva con abiti che
definirei casual (termine inglese, che cerca di ridare della dignità a quei
vestiti messi a caso), era una persona che nutriva di più la sua anima che il
suo aspetto, per questo spassoso ed intelligente. Forse proprio per questo sempre
pronto ad assaporare i piaceri che la vita può offrire, nella fattispecie, le
rare volte che ci si vedeva per questi frugali pranzi, non mancavano mai alcuni
bicchieri di vino. Rigorosamente di qualità. Adorava i vini siciliani. Ne
disquisiva sempre volentieri, asserendo che i vini siciliani, se non sono di ottima
qualità sono assolutamente pessimi, senza passare per mezze misure. E senza usare
mezzi termini. Certo è che la loro alta gradazione ci conferiva ogni qual volta
una diffusa piacevolezza.
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