lunedì 12 novembre 2012

parte 10.3



Suonò il campanello. Mantenne fede alla promessa appena fatta. Le volevo chiedere qualcosa, ad esempio come stava… Ma mi fermò. Fermò le mie domande mettendomi il suo dito indice di traverso sulle mie labbra, mentre con l’altra mano mi sfiorò il petto. Le parole si eclissarono con il soffio carezzevole del suo bacio. Appese il capotto sull’attaccapanni vicino all’ingresso, si tolse le scarpe, quindi il resto dei vestiti scivolarono, senza far rumore, giù sul pavimento. Si diresse in camera alla volta del letto a baldacchino. La guardai e vedendo, nelle sue sinuose curve, uno splendido Stradivari, appresi di essere un talentuoso pronto a suonare tutte le opere per archi di Brahms. E null’altro teneva importanza.
La Buoilabaisse poteva aspettare, ero certo che di suo non avrebbe avuto nulla da ridire.
Ci perdemmo uno nel corpo dell’altra. Era un gioco diverso dalle altre volte. Era un gioco fatto di baci ed abbracci. Di carezze e di tenerezze. Di parole e di confessioni, quelle che si fanno agli amati, quelle che alcuni dicono per circostanza, ma nuove per noi e soprattutto affatto scontate.
Ricordo che alla radio passò una nuova canzone di una bianca promessa della musica soul, Adele. Quella musica, ogni volta che la risento, mi riconsegna a quel momento. Fu il giorno più bello passato con lei che io possa rammentare.

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