venerdì 19 ottobre 2012

parte 10.2



Camminando senza una direzione, e passando per vie e piazze dai nomi di eroi italiani e dalle fragranze di piatti asburgici, Carla si ritrovò in quello che ora viene chiamato Molo Audace, ma che una volta, prima che approdasse il cacciatorpediniere italiano che ne diede il nome alla fine della prima guerra mondiale, era conosciuto come Molo San Carlo.
Guardò i gabbiani librarsi nel cielo sfruttando le correnti del vento. Invidiò quei uccelli liberi e candidi, che anche nei giorni dove la bora soffia forte, non cadono mai. Avrebbe voluto spiccare anch’essa il volo. O forse solamente buttarsi dal quel molo in fronte ad una delle piazze più belle che esistano sul mare, e nel mare affondare. Velocemente, divorata da Nettuno. Confidando che il macigno portato dentro facesse il suo dovere.
Nuovamente le squillò il cellulare, le voci di Shakira e di Pitbull la reclamavano per conto di qualcun altro.
Questa volta rispose.

“Carla, dove sei? E’ tardi e ti stavamo aspettando… io e la Bouilbaisse.” Incolpai così la zuppa di pesce della mia gelosia e delle paure che mi facevo, non vedendola arrivare.
“Ora arrivo, ho avuto un contrattempo sul lavoro…in ufficio. Ti amo, e mi manchi bell’uomo.”
“ Ti adoro splendida fanciulla.”
Ci salutammo velocemente con la sua promessa che sarebbe arrivata il prima possibile.
Non lo so bene il perché, ma qualcosa mi suonava strano, fosse solo per il motivo che non lo aveva finora mai fatto, o forse perché non capivo che genere di contrattempo potesse avere una telefonista. Ma tant’è, mi fidavo di lei. Non avevo motivo di dubitare delle sue parole. O non mi sentivo il diritto di farlo, ci conoscevamo da poco e conoscevo tutti i suoi segreti. Soprattutto quelli inconfessabili.

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