Mi ero appena finito di asciugare i
cappelli che squillò il cellulare. Pensavo che fosse Carla. O lo speravo.
Numero sconosciuto. Risposi. Una signorina mi confidava che era un’infermiera
dell’ospedale e che avrei dovuto passare presso il loro reparto prima possibile
anche se non era urgente. Era evidente che le due cose erano in disaccordo. Doveva
essere solo un modo gentile per non farmi preoccupare. Presi lo scooter e mi
precipitai là dove mi richiedevano.
“Sono Giovanni Novembre, mi avete
poc’anzi…”
Non riuscii a finire la frase.
“Si, venga con me.”
Percorremmo tutto il corridoio, che
in quel momento doveva essere lungo almeno qualche decina di chilometri, tanto
mi sembrava interminabile. Entrammo in una stanza con due letti, di cui solo
uno era occupato. Mi ci volle una frazione di tempo apparentemente infinita per
capire che la persona tra quelle bende e quei tubicini di plastica era Carla.
Capii immediatamente: Tacos, il suo
magnaccia, aveva riservato a lei lo stesso trattamento che aveva fatto a me. Ma
a Carla andò decisamente peggio.
“Amore…”
Si rivolse a me con una voce
fievole. Gli occhi mi s’ inumidirono. Corsi al suo fianco. La mia mano prendendole
la sua rispose che c’ero. I cattivi pensieri della sera prima se n’erano
andati.
“E’ stato Tacos? Vero?”
“Non pensarci”
“Questa volta è troppo” risposi guardando verso la finestra come per
cercare un arma.
“Questa volta lo uccido quel figlio
di puttana”
Carla scoppiò a piangere.
Quell’ultima parola per la prima volta le fece male.
Ricordo che altre volte, in
migliori situazioni, le piaceva che alternassi parole dolci a schifezze
immonde, così come le piaceva che le accarezzassi i capelli e che poi glieli
tirassi.
Le versai dell’acqua in un
bicchiere e le baciai la fronte.
Si calmò.
L’acqua a volte fa miracoli.
Mi guardò intensamente. E mi
strinse forte la mano. A volte le parole sono inutili e fuorvianti. Il suo
sguardo era pieno di belle parole. I suoi occhi mi spogliavano.
Il fiele che portavo dentro si
trasformò in vaniglia.
Sbaglia chi crede che il mondo giri
su di un asse…
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