Un’altra alba si approntava
ad essere. Al centro delle vie luci bianche e rosse trasportavano facce
assonnate di chi come me dopo una lunga notte mischiata all’alcool si preparava
ad andare a dormire e di chi dopo un sonno mai sufficiente si preparava a
ricominciare con le prime luci della mattina una cupa giornata. Ognuno con unasua storia
tanto diversa quanto uguale a tutte le altre. Le storie degli uomini parlano di
promesse e di tradimenti. Di vita e di morte. Avevo conficcato in testa un ipotetico filo
spinato, mentre l’alcool che avevo buttato giù durante la notte si ribellava.
Il corpo umano è un organo molto democratico, vince la maggioranza, cosicché i
signori Daniels, Martini, Bacardi e altri di cui i nomi non sapevo e non mi era
mai importato di sapere, ebbero la meglio su di me. E sulle mie budella. Ma
questo era solamente l’effetto, non la causa del dolore che portavo. La causa
era un viso che non avrei mai visto ed un corpo che mai avrei abbracciato.
Conoscevo solo un nome: Samuele.
Un giorno,
mentre facevamo l’amore, scherzando su possibili rotture del profilattico, decidemmo
per questo nome di origine e ebraica che vuol dire il suo nome è Dio, per un
ipotetico nostro figlio. Il nome lo scelse lei ed a me suonava bene. Poi, ci
sono momenti in cui non so dire di no…
Non sono mai
riuscito a credere in un Dio, a qualcuno o qualcosa che avesse creato
l’universo e gli uomini. Non so se è una questione che mi manca la fede o perché
sono troppo razionale. Ma credo in una
cosa: la creazione di una nuova vita è magia, è potere, potere assoluto: onnipotenza.
Non mi sono mai capacitato di come l’unione di due corpi possano creare una nuova
vita. Forse, se Dio esiste, è dentro l’amore e l’unione di due persone.
Ora, chi
portava il nome di Dio era morto. Anzi, mai nato.
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