martedì 12 giugno 2012

Panchina


Si sedette davanti a me. Nonostante un abbigliamento da barbone portava un’espressione da intellettuale, forse, data da un paio di occhialini da vista tondi stile John Lennon. Aprì un sacchetto di nylon con dentro alcune noci ed una improbabile bibita che sembrava passata di pomodoro alquanto annacquata. Era il suo pranzo.
Provavo vergogna. O paura… Credo tutte e due.
Vergogna per tutte quelle cose superflue che possedevo. Per tutte quelle cose che potevo fare a meno di avere. E che per lui  poteva dire semplicemente pranzi e cene decenti e sicure e per chissà quanto tempo. Paura perché mi rendevo conto che il benessere è solo questione di fortuna, una monetina lanciata in aria… testa o croce. Ma la fortuna gira. Oggi stai bene, domani invece puoi ritrovarti sotto un ponte. Proprio come lui.

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