Si sedette davanti a me. Nonostante un abbigliamento da
barbone portava un’espressione da intellettuale, forse, data da un paio di
occhialini da vista tondi stile John Lennon. Aprì un sacchetto di nylon con
dentro alcune noci ed una improbabile bibita che sembrava passata di pomodoro alquanto
annacquata. Era il suo pranzo.
Provavo vergogna. O paura… Credo tutte e due.

Vergogna per tutte quelle cose superflue che possedevo. Per
tutte quelle cose che potevo fare a meno di avere. E che per lui poteva dire semplicemente pranzi e cene decenti
e sicure e per chissà quanto tempo. Paura perché mi rendevo conto che il
benessere è solo questione di fortuna, una monetina lanciata in aria… testa o
croce. Ma la fortuna gira. Oggi stai bene, domani invece puoi ritrovarti sotto
un ponte. Proprio come lui.
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