lunedì 18 giugno 2012

parte 1.2

 
Passi e risate stavano giungendo. Era tempo di rialzarmi. Mi sistemai alla meno peggio ed entrai nel primo bar: Taverna da Rino. Dovevo sciacquarmi il viso e vomitare. Aprii la porta del locale, educati anfibi scamosciati si contrapponevano a vertiginosi tacchi. Ho sempre pensato che l’altezza del tacco fosse una misura dell’invidia del pene. Scrutai sguardi e sorrisi delle signore dall’altezza surrogata per avere una scontata conferma. Arrivai al bagno giusto in tempo. Fortuna non c’era nessuno. I conati di vomito mi presero con la stessa violenza dei montanti appena ricevuti. Mi lavai il viso: la faccia che vedevo non era quella che avevo all’ultima scazzottata. Erano passati molti anni e sopraggiunti ancora più dubbi. Anche se la voglia di rivalsa era la stessa. Venni fuori dal bagno dirigendomi verso l’uscita e facendomi varco tra facce arrapate di tizi idioti e visi incipriati di donne in cerca di conferme: che fossero belle ed attraenti. O perlomeno desiderabili.
Una mano mi toccò la spalla. Per un attimo sperai che l’ora della vendetta fosse già arrivata. Con energia ritrovata mi girai, avevo un destro già carico, ma l’uomo davanti a me era un amico.

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