Ero da poco sbarcato. Lavoravo come
secondo chef presso una nave da crociera che gira le isole del mar dei caraibi.
Tornai a casa con un volo Charter che
partiva da Piarco International l’Aeroporto di Trinidad e Tobago. Scalo a
Fiumicino, poi un aereo nazionale fino a Ronchi dei Legionari.
Ad ogni rientro, circa ogni 6 mesi,
gli amici mi organizzavano una serata. Se la partenza dava sempre
quell’emozione dell’avventura ed in un certo modo dell’ignoto, il ritorno dava
il gusto della sicurezza. Era bello e rassicurante ritrovare ciò che si aveva
lasciato: la propria casa, il proprio letto; le vie e le luci della solita ed
amata mia vecchia città. Era bello e confortante riassaporare il calore degli
amici. Quelli veri.
Ore 21.30, piazza della Borsa. Luogo
ed orario classico, da anni. Ci sono tutti, gli amici di sempre. Un’amicizia
iniziata e mai perduta dalle scuole medie: Graziano “Graz the Ganz”; Paolo “John Stravolto”
chiamato così per somiglianze evidenti; Lorenzo
“el biflon”, in quanto era quello che passava i compiti a tutti;
Mauro“clanfa”, noto personaggio attivo nel sociale e nel goliardico; Carlo o
meglio solo Carletto, era la mascotte del gruppo, almeno, noi lo consideravamo
così, ma sapevamo bene che lui si sarebbe offeso se solo immaginava che noi lo
pensavamo. Da un po’di tempo mancava Luca, era troppo occupato a curare il suo
fisico in palestra. E le ventenni che la frequentavano.
Il proposito delle serate era
ripetitivo. E mai noioso: Sesso ed alcool.
Iniziava così l’ennesimo giro,
l’ennesima serata, che tra solite battute,
vecchi ricordi e tanta nostalgia dei bei tempi andati (chissà perché
sempre migliori), portava sonante lucidità ai baristi. E nebbia e torpore alle
nostre menti.
“Come sempre qui si finisce solo
col bere e non si tromba.” Disse laconico Graziano, battuta che tra l’altro era
come un suo disco fisso ad ogni uscita.
Se l’alcool era una sicurezza al
contrario donne e sesso erano un optional. Di cui spesso dovevamo fare a meno.
Nel mio caso pensai che senza della divisa da chef il mio fascino veniva a
mancare. Ma forse erano solo situazioni diverse: qui le donne non erano mogli
annoiate in cerca di ipotetiche rivalse in posti e con persone che non
avrebbero più rivisto.
“ Sempre la stessa battuta, mio
caro, è vecchia. Sarebbe ora che la smettessi e ti daresti più da fare. Ti
assicuro che se tu tirassi fuori una buona idea, noi l’appoggeremmo.” Rispose
Mauro.
Ero inconsapevole di ciò che
sarebbe di lì a poco successo. Di come quella battuta avrebbe influito sulla
mia vita. Nel bene e nel male.
“Bene Mauro, così provochi il mio
ego. Allora io, Graz the Ganz, vi prometto solennemente che questa sera vi
faccio trombare! …Basta che paghiate.”
“Seguitemi, banda di sotto
caporali!” Aggiunse con tono melodrammatico.
Si diresse verso vie più buie, meno
affollate. Vie dove capita sovente che qualche donna ti venga vicino chiedendoti
cosa ti piaccia fare. O che ti metta al corrente di prezzi e prestazioni. Promettendo
di essere più brava della moglie o della fidanzata. E sicuramente meno
esigente.
Una volta, seguendo facili sogni, dettati da incontrollabili bisogni, proprio
da quelle parti Carletto si ritrovò con una sorpresa grande e grossa in mano. “
A big surprise!”, si divertiva a dire Graziano, ricordando a tutti
l’inconveniente dell’incontro con una splendida, o splendido, transessuale.
Arrivammo sotto le insegne rosse
lampeggianti di un locale di Lap Dance, il Venezuelas. All’ingresso due tipi, due
classici buttafuori. Grossi, brutti e sicuramente cattivi.
Chissà perché i buttafuori devono
essere sempre così? Forse per l’infantile retaggio che bisogna aver paura delle
persone brutte e cattive?
Domanda di cui non sentivo il bisogno
di conoscere la
risposta. Assolutamente.
“Ognun per se e Dio per tutti”
esclamò Lorenzo, riferendosi a chi pagava il biglietto d’ingresso;
comprensivo della prima
consumazione, rigorosamente solo per il cliente. Per le ballerine bisognava
pagare un extra.
mi sembra di conoscere uno dei personaggi
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