lunedì 16 luglio 2012

parte 5.2


Entrammo e ci accomodammo su bassi divanetti dal tessuto consumato. Ci chiedemmo che cosa avesse logorato così quella stoffa:
“ Il culo di quella nera che sta ballando.” Asserì Graziano, felice di distendersi su quel divanetto.
Su quello che in inglese viene chiamato Dance Floor, su un palo c’era una venere nera; credo di non aver mai visto un corpo così statuario come quello che si muoveva su quel freddo sostegno. Non così nero perlomeno.
La serata prese così una via diversa dal solito, non per forza migliore, ma sicuramente diversa.
Un nano incravattato presentava le meraviglie della casa. E le loro discutibili peculiarità.
Spesso queste meraviglie invitavano qualcuno del pubblico ad esibirsi con loro.
Una mora… svestita da poliziotta… invitò una delle poche ragazze presenti in sala. Quello che ne seguì ringalluzzì alquanto i miei amici. E me.
Dopo una pausa creata ad hoc per poter offrire da bere alle star del locale, e riempire le casse degli albanesi padroni di casa, ecco che fu il turno di Miss Downey.
Vestita da una bionda parrucca e da poco altro, salì sul palco. Ed entrò nella mia vita: anche se ancora non lo sapevo.
Dopo pochi minuti di esibizione e di bocche aperte per l’ammirazione, o per l’eccitamento, Miss Downey mi si avvicinò e senza dare possibilità di negazione mi portò con lei sul palco. Con il mio imbarazzo e l’evidente invidia dei restanti.
“Giò, Giò, Giò!”
Gridava un coro amico di ultrà.
Non ricordo il susseguirsi degli eventi, ma so che da lì a poco mi ritrovai in un privè. Con lei e la sola sua parrucca.
Non lo so perché, ma sentii subito qualcosa che potrei chiamare feeling, o perlomeno era qualcosa di nuovo, mai provato. C’era qualcosa che ci legava... E non mi riferisco delle manette che mi mise addosso.

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