Era un lunedì mattina e mi svegliai
nel suo letto, lei era già andata al suo lavoro diurno, dalle ore nove alle ore
tredici e trenta: telefonista a part-time.
Sentivo ancora il suo odore,
guardai le lenzuola stropicciate sul suo lato e le accarezzai.
Adoravo svegliarmi nella sua camera
da letto: guardare il soffitto di quella stanza mi dava un senso di gioia e di
appartenenza. Sentivo che quello era il mio posto nel mondo.
Trovai il caffè pronto, assieme ad
una fetta di torta alla pera che aveva preparato il giorno prima. Nessun
biglietto, solamente del rossetto sulla tazza. Con la forma del suo bacio.
Decisi di andare al mercato del
pesce. Le avrei fatto trovare pronto per pranzo la Bouillabaisse. Una
zuppa di pesce marsigliese che sapevo piacerle molto.
Ritornai a casa sua. Carla mi diede
da subito una copia delle chiavi: mi aveva aperto la porta del suo cuore e mi
lasciava sovrano di andare e venire dalla sua abitazione.
Mi ci volle poco per fare questo piatto
che un tempo era preparato con ciò che i pescatori non riuscivano a vendere: da
povere origini ora era diventato una ricca pietanza: olio extra vergine
d’oliva, aglio, cipolla, pangrattato, concentrato di pomodoro, zafferano e un
po’ di peperoncino assieme a tranci di pesci, crostacei e molluschi. Fuoco
vivace per dieci minuti. Poi il mio segreto: a fine cottura, con il fuoco
appena spento, una piccola benedizione ottemperata col Brandy. Nel frattempo affettai
del pane per farne dei crostoni caldi.
Avevo preparato la tavola e messo in
frigorifero una bottiglia altoatesina di Muller Thurgau.
Pensai che mancava solo il dolce. Lei.
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