martedì 7 agosto 2012

parte 7.2


Era già passato un mese da quando misi piede al Venezuelas. Nel mezzo di una notte illuminata da statici lampioni  e da fugaci luci di automobili, in quel portone aperto di quella casa sconosciuta di una via di un santo venerato dagli ortodossi, Carla mi disse ti amo. Era un sentimento che provavo anch’io, ma non riuscivo a dirlo, era come se a provarci, mi si indurisse la bocca; sentirmelo dire un brivido gelò il sangue.
Guardai per un istante infinito i suoi occhi scuri e sinceri. Udii quanto lei era innamorata e riconobbi quanto lo ero anch’io.
Il gelo si trasformò di colpo in un fiume caldo, donandomi una sobria ebbrezza ed una infusa energia.
Quella parola trasformava la sessualità che avevamo vissuto fino a quel momento in sensualità.
 “Ti amo anch’io, Carla, da matti. Sei la persona che desidero al mattino quando mi sveglio e quella che sogno alla notte, quando dormo…” Mi confessai stringendo le sue mani nelle mie.
Mi baciò.
“Vieni da me” disse conducendomi a se.
“Certo. Da te, qui, in macchina…” risposi pensando che si riferisse al luogo dove fare l’amore.
“ No, splendido uomo stolto…intendevo dire viene da me, ad abitare da me… almeno un po’…”
“Cosa intendi dicendo un po’? ”
“Non voglio che tu ti senta obbligato o vincolato, puoi stare da me quando e quanto vuoi…non ti chiedo nulla, non ti chiedo di sposarmi, non ti chiedo per sempre…ho solo voglia di vederti al mattino, quando mi sveglio, ho solo voglia di prepararti il caffè…”
“ Ti basta così poco? Niente di più ti viene a mente? Proprio null’altro??? “ dissi sorridendo.
“ Certo che mi vengono a mente altre cose, abbi fede. Segui la mia ombra. Ti porterà alla luce… o perlomeno a qualche cosa che ti piacerà…” si girò e senza voltarsi usci da quel portone, si diresse verso la sua Mini Cooper e poi verso casa.
Mi accorsi dell’arido deserto di cui ero ammantato fino a quel momento. Inseguii quell’ombra come un assetato rincorre un miraggio.
Il nostro rapporto fece un passo avanti, verso un nuovo e sconosciuto mondo. E contro vecchie certezze: quelle che dicevano chi è che cosa noi eravamo. Sapevo che io potevo cambiare. Ed avevo il grave timore che Miss Downey non ci avrebbe mai lasciato.

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