martedì 25 settembre 2012

parte 9.2



“La mia vita privata non gli deve interessare.” Disse Carla con tono seccato, non tanto per Natasha, ma per l’evidente ingerenza del suo angolino di vita privata da parte dei suoi datori di lavoro notturno.
“Non è così, mio cuore.”
“Accidenti se è così”
“No! Non lo è. Tu sei la loro gallina dalle uova d’oro.” Accentuò volutamente “la loro”.
Nessuno aveva mai indicato Carla come gallina, la cosa non le piacque. Ed il suo sguardo lo rivelò chiaramente.
“Cuore mio, prova a capire… pensa a quanti clienti vengono lì per te, solo per te, sei la più bella. Sei diversa da tutte le altre, hai qualcosa in più, hai quella sensualità misto a purezza e quell’ ingenuità che piace agli uomini. Sai di acerba, sembri una mela ancora da cogliere. Tutti vogliono credere di essere i primi a cogliere il tuo frutto.”
Carla, se da una parte si sentì lusingata per quelle parole, dall’altra si sentì infastidita. Il motivo era comunque lo stesso e Natasha aveva maledettamente ragione.
Carla continuò a prestare attenzione in silenzio.
“Tacos asseriva che da un po’ di tempo non sei più la stessa, che Miss Downey non attizza più. I clienti cercano altre. Ma soprattutto che sia tu non cercare loro.”
“ Ascolta la tua amica, ascolta chi ha già passato quello che ora stai provando tu. Lascia quell’uomo, l’amore è solo reazioni chimiche, così come chimiche sono le tossine e come le tossine fa male, è una malattia, una piaga. Non siamo fatti per amare. L’amore porta  più sofferenza che felicità.”
Il rombo del passaggio di una moto elaborata interruppe la frase per un attimo. Tempo per dare a Carla il pensiero sfuggente di come e quanto Natasha ne sapesse sulle tossine.
“ E poi quelli lì sono capaci di tutto. Lo sai bene. Dovete stare attenti. ”
Poi sottovoce, fra se e se, aggiunse: “Dobbiamo stare attente.”
“Va bene Natasha, ci penserò su. Grazie per tutto quello che stai facendo per me. Sei una brava persona. Ti voglio bene. Ora, se non hai altro da dirmi andrei a casa.”
Lo disse in modo spicciolo in parte perché voleva separarsi da chi l’aveva gettata nella fossa di quei leoni chiamati dilemmi ed in parte pensando a Giovanni che l’aspettava.


La collega di Lap Dance arrivata dall’Ucraina, venuta in cerca di vita migliore di quella lasciata alle spalle, in un paese alla periferia dell’Europa, che per ironia della sorte è anche il significato del suo nome, abbracciò forte Carla. Poi solo con lo sguardo la salutò, cambiando subito marciapiede dirigendosi altrove: doveva darle spazio, in modo che  potesse elaborare quelle sue parole.
 

Nessun commento:

Posta un commento