SECONDO ATTO

Dopo dieci minuti arrivò una Bmw,
scese un uomo di media corporatura apparentemente distinto, portava un cappotto
grigio, un cappello grigio e guanti di pelle nera. Apri il bagagliaio ne
estrasse una grossa valigia rigida tipo Sansonite, Natasha scese dall’auto e
aprì il portellone della sua Mito, l’uomo ci infilò la valigia.
“Buongiorno Natasha”
“Buongiorno signor Igor”
“Tutto bene Natasha? Ti vedo
stanca…”
“No signor Igor, tutto bene”
Il tale signor Igor la guardò negli
occhi, sfoderando un sorriso rassicurante che ricordava un politico italiano
dalla faccia che sembra una maschera.
“Meglio così, d’altra parte sei la
puttana più ricca dell’Ucraina, di cosa ti puoi lamentare?”
Natasha non rispose, la verità fa male.
“Ah, l’altro ieri ho visto la tua
sorellina, sta crescendo bene, così come il suo seno, sta diventando proprio un
bel bocconcino.”
“Non la guardare neanche, stalle
lontano o…”
“Shhhh… fai la brava cagnetta… Ora
vai a fare quello che sai. E non preoccuparti. Non serve.”
Natasha sapeva che doveva obbedire: montò in macchina e
prese la strada del ritorno.
L’uomo la guardò impassibile
andarsene, poi estrasse dal suo cappotto un telefonino, fece velocemente un
numero, rispose una segreteria telefonica:
“la corriera ha esaurito la
benzina.”
Poi spense il cellulare estraendo
batteria e sim, li buttò in un cassonetto adiacente.
Natasha si stava asciugando le
lacrime mentre guidava spingendo sull’acceleratore e portando la macchina
attorno ai 180
chilometri l’ora. Incurante di quei limiti che fino a
poco fa stava perfettamente attenta, come se voleva essere fermata. Prese il
cellulare fece il numero della persona di cui era innamorata. Pensò ai consigli
dati appena qualche giorno prima alla sua collega Carla e pensò quanto sia
facile dispensare pillole di verità e quanto sia difficile ingoiarle.
Dall’altro capo una voce di donna.
“Pronto?”
“Tesoro, sono io…”
“Natasha… che ora è? Che cosa
succede?”
“Volevo sentire la tua voce, mi
manchi…”
“Sono le cinque meno dieci, non mi
chiami solo per sentire la mia voce…mi fai preoccupare.”
Devi
preoccuparti.
“Tutto bene se ti vedo… “
“Allora dammi il tempo di indossare
qualcosa. Fra trenta minuti al solito posticino nostro, ok?”
Non
perdere tempo a vestirti…
“Sì tesoro, va benissimo… ti amo…”
“ A fra poco zuccherino mio”
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